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Spettacoli 2023/24

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Un’attrice cerca di scrivere un testo per uno spettacolo su Simone Weil. Le sue notti sono tormentate dagli scritti della filosofa e dalla messinscena. 

Vive con lei la figlia che, prendendosi cura della madre, contribuirà a renderle più chiare le motivazioni del suo lavoro creativo. Uno spettacolo che ci si presenta, quindi, ancora nel suo farsi attraverso un escamotage narrativo dove il teatro parla del teatro.

 

Portare la grande poesia Napoletana su di un palco, in una forma che sia quanto più lontana possibile dalla angustia del recital statico dietro ad un leggio.

E’ questo l’ambizioso ed affascinante obiettivo di questo spettacolo. Restituire alla poesia, quella vita e quella ricchezza espressiva che hanno bisogno di occhi e di un corpo, vivi, pulsanti. Eduardo De Filippo, Raffaele Viviani, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Libero Bovio, Rocco Galdieri. 

Questi gli autori, grazie ai quali entreremo in un percorso affascinante, alla ricerca ed alla riscoperta della bellezza intramontabile dei loro versi.

 

Enrico è alle prese con il suo romanzo, quello che gli cambierà la vita: non più bistrattato e sfortunato scrittore di necrologi che per sbarcare il lunario serve panini al fast food ma grande e riconosciuto scrittore. Ma com’è che si diventa scrittori?

Boris è la creazione di Enrico, un suo alter ego, la proiezione di quello che l’autore vorrebbe. Eppure non è burattino, non esegue alla lettera i comandi dell’autore e le battute che questi gli scrive le reinterpreta provando ad essere se stesso. Si può essere davvero se stessi?

Spettacolo dedicato a Charlie Chaplin, che racconta la vita del genio britannico, tra i più grandi e completi cineasti di tutti i tempi. Lo spettacolo porta in scena l’uomo dietro la maschera, l’artista nascosto all’ombra del famigerato Charlot, il contrasto tra l’arte e la concretezza, il talento e l’ossessione, incarnate dai fratelli Chaplin, il famigerato Charlie e il meno noto Sidney. 

E poi muse e ossessioni, rabbia e frustrazione, rassegnazione e gloria. Perché le vite dei geni sono così: come le nostre. Ma più in grande. Così in grande che in quelle immense didascalie giganti possiamo leggere di noi. Delle nostre miserie, e dei nostri splendori.

E se la perdita non fosse una strada a senso unico? Cosa rimane di una persona, due settimane dopo una separazione? E due anni dopo?

Ale, Bene e Fede, tre ventenni rimasti soli insieme, cercano a tentoni le risposte nello spazio caotico di una casa che stanno per lasciare, quando qualcuno bussa alla porta. Una scatola misteriosa, diversa da tutte le altre, viene recapitata per uno di loro. Non è indicato il mittente né il destinatario; solo poche parole: “APRI SE NON CE LA FAI PIÙ”.

Da quale delle loro vite proviene la scatola? Che sia la soluzione magica al dolore che li tormenta?

 

In epoca elisabettiana era vietato alle donne l’andare in scena, ma sulla scia di fior di esempi,Virus Teatrali propone una compagnia a predominanza femminile per ribaltare e shakerare il gioco scenico plurisecolare che questo testo rappresenta per tutti i teatranti da più di quattro secoli a questa parte.

‘Amleto (o Il Gioco del suo Teatro)’ prova a percorrere il sentiero di un Amleto del cui suo dramma sarà lui stesso drammaturgo, regista e interprete: non è Amleto che scrive eindica cosa (e come) rappresentare ai Comici che arrivano a corte nel momento giusto in cui lui ha bisogno di una prova inconfutabile ed inoppugnabile di tradimento e colpevolezza dello zio-re Claudio?

Ed ecco che, magicamente, il teatro arriva in soccorso.

Aston, trentenne, vive con il fratello Mick. Un giorno Aston, la cui ingenuità lo rende incline ad essere imbrogliato, invita a casa sua Davies, un barbone in cerca di rifugio dopo una rissa.

L’opera di Pinter, tra le più note fra quelle del drammaturgo britannico, mette in scena uno scontro senza fine fra personaggi diversi per età, indole, esperienze. Eppure condividono la ricerca di una felicità sempre sfuggente, il desiderio di raggiungere i propri obiettivi e, allo stesso tempo, il terrore paralizzante e assoluto nel provare a perseguirli davvero.

 

La Vicenda, in un flusso di parole, pone l’attenzione su una Donna, una Madre, rimasta sola a battagliare in una Guerra giornaliera con un peso specifico: crescere un bambino disabile. A questa guerra sarà contrapposta la Pace ovvero l’amore per il Figlio, un amore smisurato, che però condurrà a conseguenze irreparabili.

Juorne è una storia di Rapporti che si creano, si formano, si rompono, si contorcono, si sgretolano. Vivremo gli anni d’Amore e d’Odio del rapporto/conflitto tra Madre e Figlio, tra Madre e Padre, tra Madre e Istituzioni.

 

Lo spettacolo ideato da Manfredi Gelmetti con la collaborazione di Paolo Monaldi, racconta il mito attraverso il flamenco e la musica dal vivo, abbracciando sonorità, ritmi ed evocando immagini che inducono ad una riflessione: molte delle nostre verità assolute le abbiamo fatte nostre senza fermarci a metterle in discussione, senza chiederci se il Mondo sia lontano o vicino dall’essere così come lo dipingiamo.

Forse per via della nostra condizione di umani, non possiamo fare a meno di questo mondo fatto di ombre, ma possiamo fare uno sforzo per renderle più nitide.

Pacchiello  è un uomo senza pudore, divorato dall’ambizione, privo di coscienza, impazzito a causa del vile denaro con un desiderio assoluto della lordura della propria esistenza, un Riccardo III neomelodico trasportato in una Napoli ubriaca senza veli, un uomo ossessionato dal potere, dal suo antico benessere e che oggi vive di ricordi del passato vendendo taralli alla stazione centrale di Napoli.


La pièce parte da una favola, si snoda tra grovigli di sgradevoli situazioni in cui troneggia la figura dell’anti-eroe per eccellenza; quello strozzino che in nome del Dio Denaro piega tutti al suo volere.

Un uomo decide, dopo averli portati per tutta la vita, di radersi i baffi, correndo così il rischio di cambiare in modo significativo il proprio aspetto consueto e familiare ad i suoi affetti. Trepidante, è in attesa della reazione della amata moglie, degli amici, dei colleghi. Ma la reazione non arriva. Anzi,

nessuno sembra ricordare che egli abbia mai avuto dei baffi, perciò nessuno nota il cambiamento. 

Il mancato riconoscimento di questo cambiamento genera una catena di tensioni, malumori e sospetti che, innescando la trama, precipitano verso un finale sorprendente.

Una donna chiusa in uno sgabuzzino chiede scusa a qualcuno che è fuori. E’ stata violenta, sconsiderata, ma tutto per colpa del caldo, non sua, non del partner. Minnie così ripercorre la sua infanzia, i tratti salienti della sua vita, la natura delle sue relazioni e soprattutto quella solitudine che l’accompagna da sempre, rendendo impossibile qualsiasi scatto d’orgoglio o avanzamento di carriera che invece avrebbe, probabilmente, desiderato.

“Probabilmente” perché la sua è in verità una volontà annullata: Minnie vive la sua intera vita dal lato della vittima. Vittima della vita, di chi gli sta intorno, di quello che le accade, ma soprattutto di se stessa.

Scrivici, chiamaci o vienici a trovare.

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